Riassunto |
Roland Robertson fa un essenziale passo in avanti. Egli sottolinea l’"ampiezza e la profondità" con le quali si è affermata nella coscienza comune "la consapevolezza che il mondo. intero è ormai un solo luogo". Per Robertson la globalizzazione in atto e la globalizzazione appresa, riflessa dai mass-media, sono due aspetti dello stesso processo. La produzione di questa riflessività simbolico-culturale della globalizzazione è perciò la questione chiave della sociologia della cultura della globalizzazione. La nuova conditio humanitatis consiste quindi nell’attenzione desta e nella consapevolezza della globalità e fragilità di questa conditio humanitatis alla fine del xx secolo. In questo senso la globalizzazione non mira solo alla "oggettività delle crescenti interdipendenze". Piuttosto, bisogna chiedersi e indagare quale aspetto assuma il mondo nella produzione transculturale di modi di essere e di simboli culturali. La globalizzazione culturale contrasta l’identificazione dello Stato nazionale con la società nazionale, producendo o facendo incontrare in una dimensione transculturale molteplici stili di comunicazione e di vita, attribuzioni, responsabilità, rappresentazioni di sé o di altri, di gruppi ed individui. Elisabeth Beck- Gernsheim lo ha dimostrato usando come esempio i matrimoni e le famiglie transculturali … Jürgen Habermas ha parlato già alcuni anni fa della "nuova opacità", Zygmunt Bauman parla di "fine della univocità". Il locale e il globale, argomenta Robertson, non si escludono. Al contrario, il locale deve essere compreso come un aspetto del globale. Globalizzazione significa anche l’unirsi, l’incontrarsi reciproco di culture locali, che in questo clash of localities devono essere ridefinite nei loro contenuti. Robertson propone di sostituire il concetto fondamentale di globalizzazione culturale con glocalizzazione, una fusione tra "globalizzazione" e "localizzazione". Questa sintesi di parole, "glocalizzazione", implica un assunto - l’assunto della cultural theory - e cioè che l’idea di poter comprendere il mondo presente, ciò che in esso declina o si viene affermando, senza misurarsi e riflettere su concetti come politics of culture, cultural capital, cultural difference, cultural , appare assurda. Non è esagerato affermare che la frattura che separa la nuova "sociologia della globalizzazione" intonata alle tendenze culturali, per esempio, dai vecchi presupposti della world-systemtheory, sta proprio in questo. |