Riassunto |
Il tragico e la pietà è una trascrizione del discorso che René Girard, filosofo, antropologo e critico letterario, ha fatto all’Accademia di Francia. Discorso che come da tradizione inizia ricordando il predecessore del candidato, in questo caso il defunto Ambroise-Marie Carré, domenicano che ai tempi della guerra aveva partecipato attivamente alla resistenza ai nazisti. Girard si sofferma ampiamente a descrivere la grandezza di questo uomo, la sua spiritualità nata all’età di 14 anni come un’esperienza mistica, e la sua crisi successiva avvenuta quando Carré non riuscì più a percepirla e che lo sprofondò in un senso di fallimento e irrequietezza, causato dall’aumentare nel suo animo dell’ambizione e dell’orgoglio, che se lo hanno guidato bene per la resistenza ai nazisti, lo hanno distrutto a livello spirituale. Questo intervento da parte di Girard è stato voluto fortemente da Michel Serres, come spiegherà nella seconda parte del romanzo, perché secondo lui per riuscire a capire interamente il XX secolo, e quindi le numerevoli morti causate dalle guerre, lo sterminio degli ebrei, le ideologie dei nazisti, serve che l’umanità apra gli occhi e capisca cosa passa nell’animo umano per cui è spinto a questi atti, e chi meglio di un antropologo come Girard poteva assolvere il ruolo? Come detto ad apertura di articolo un romanzo veramente complesso che scava nell’animo umano non solo di Carré, ma anche del lettore che si ritrova ad affrontare un percorso introspettivo nel suo animo più profondo per scoprire quella parte che esiste dentro a ognuno di noi che ci porta a trasmettere geneticamente la conoscenza e l’istinto di violenza che se non ben compresi e accettati e quindi se non ben controllati portano l’uomo a realizzare gli orrori del passato. |